Casey Stoner: “Le vere moto sono le 2 tempi. Con Valentino Rossi rivalità, ma anche insegnamenti"

Casey Stoner: “Le vere moto sono le 2 tempi. Con Valentino Rossi rivalità, ma anche insegnamenti"
  • di Emanuele Pieroni
Il pilota australiano ha partecipato ad un evento di Nolan in collegamento web ed è tornato a parlare dei suoi anni nel motomondiale e delle ragioni per cui ha salutato tutti così presto
  • di Emanuele Pieroni
22 ottobre 2021

"Valentino Rossi è uno dei grandissimi del motorsport e con lui c’è stata vera rivalità. In realtà devo dire che seguivo Valentino con ammirazione da quando era in 125cc. Ho imparato molto da lui perché era un pilota che faceva cose che altri non potevano. Ho imparato molto e non ho problemi ad ammetterlo. Valentino, poi, è sempre stato molto bravo, sfruttando anche la stampa a suo vantaggio”.

Un complimento e una stoccata, firmate Casey Stoner. Il pilota australiano ha preso parte in collegamento web ad un evento di Nolan e si è prestato ad alcune domande, ripercorrendo la sua carriera anche attraverso gli avversari e, soprattutto, spiegando ancora una volta perché ha deciso di appendere il casco al chiodo quando avrebbe avuto ancora molto da poter vincere. “Perché sono andato in pensione? È semplice, ho sempre amato il motore a due tempi - ha detto Stoner - Per me sono i veri motori: difficili, imprevedibili e quando sono passato dalla 250cc alla MotoGP ho trovato il quattro tempi molto più facile. Prima l'elettronica, che ti ha tolto molto controllo, poi l'aerodinamica e la crescente sofisticatezza. Mi piace andare in moto, ma non solo andarci, bensì andarci e controllarla. Le moto devono essere pericolose, difficili, ma la MotoGP è diventata l'opposto: i tempi dei test sono stati ristretti, si è cercato di spendere sempre meno nei test aumentando enormemente gli altri costi. In più c’erano gli eventi collaterali. Sapete tutti quanto non mi piacessero gli obblighi mediatici e col tempo ho capito che il mio impegno principale era tutto il resto e che forse il solo il 5 o il 10 per cento era dedicato alla guida delle moto in pista. Non mi divertivo più”.