MotoGP 2020, Lorenzo: "Se mi vogliono per vincere, io sono qui"

MotoGP 2020, Lorenzo: "Se mi vogliono per vincere, io sono qui"
Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
In un'intervista con MotoGP.com, il cinque volte iridato parla delle possibilità. "Yamaha o Ducati, ma potrei anche continuare come collaudatore"
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
26 giugno 2020

È sempre più difficile credere che Jorge Lorenzo volesse davvero smettere di correre quando, a Valencia 2019, ha annunciato il suo ritiro. Troppo breve il tempo intercorso fra quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima gara e il rientro nel ruolo di collaudatore, troppo insistenti le sue dichiarazioni di disponibilità per tornare a correre, offrendosi alle case con cui è riuscito a vincere gare e titoli. Ma d'altra parte, se sta bene a Honda (che signorilmente ha sempre fatto finta di niente) sta bene a tutti, perché l'eventuale rientro di Lorenzo non farebbe che bene alla MotoGP.

Nell'intervista a due con Dani Pedrosa, su MotoGP.com, Lorenzo è tornato ancora una volta sui suoi progetti. "Mi manca la sensazione della vittoria. Se si presentasse un'opportunità, o se mi chiamassero per vincere un Mondiale accetterei, o come minimo prenderei in considerazione la proposta - io trovo motivazioni sono nella vittoria. Credo di essere ancora in grado, con il pacchetto giusto, di vincere un titolo."

 

Il riferimento al pacchetto è evidentemente per Ducati e Yamaha. In entrambi i casi, Jorge troverebbe una situazione già familiare e legata a ricordi positivi. "Con Dall'Igna abbiamo ancora un ottimo rapporto, mi ha chiamato per il mio compleanno e abbiamo parlato a lungo, anche se nulla di professionale". Il sodalizio fra i due, più che al periodo Ducati, fa riferimento a quello in Aprilia, quando Lorenzo ha vinto (a mani basse) due titoli in 250.

"Realisticamente ci sono solo due possibilità: Yamaha, che più o meno ha già tutte le selle occupate, e Ducati, e comunque non ho ricevuto nessuna chiamata interessante in questo senso. Ma se anche non succedesse, sarei comunque felice vivendo la mia vita - diversa da quella da pilota. E mi piacerebbe continuare a lavorare con Yamaha, proseguendo quel lavoro che il COVID-19 ci ha impedito di svolgere."

Insomma, tutto tranne che rivivere l'anno terribile passato in Honda.

"Posso resistere alla pressione, sono un campione come Dani o Valentino. Ci piace correre per dimostrare di essere i migliori. Ma quando soffri tutti i giorni, quando ti fai male, e lotti al massimo per un decimo posto, non vale la pena di continuare a vivere in questo mondo. Ancora meno se sei stato campione del mondo."

Il riferimento a Pedrosa è un omaggio indiretto a un pilota con cui Lorenzo ha vissuto momenti di grande rivalità per poi diventare, se non amici, buoni colleghi "Non c'è stato un momento preciso in cui i rapporti fra noi sono cambiati. Dicevamo peste e corna l'uno dell'altro, poi pian piano la situazione è migliorata. Anche il mio cambio di manager ha migliorato la situazione. Siamo maturati, abbiamo capito che dovevamo convivere nella grande famiglia del paddock e abbiamo iniziato a rispettarci."

 

"Credo che la nostra rivalità sia iniziata nel 2003. Lottavamo tutti e due per la vittoria, in Brasile ci siamo scontrati e lì è iniziato il dualismo perché Dani era già un astro nascente, in Spagna mentre io stavo ancora crescendo. E nel 2008 la rivalità è ripresa in MotoGP. Credo che i nostri rapporti si siano definitivamente rasserenati nel 2012". Casualmente, o forse no, dopo quel tragico incidente di Marco Simoncelli che ha aiutato molti piloti a rimettere in prospettiva la vita e le gare.