MotoGP 2020. Rossi: “Sono vecchio, ma Yamaha mi deve ascoltare”

MotoGP 2020. Rossi: “Sono vecchio, ma Yamaha mi deve ascoltare”
Giovanni Zamagni
Valentino soddisfatto del terzo posto, non le manda a dire alla Casa giapponese: “Il loro assetto con me non funziona, ho dovuto lottare 4 giorni per avere certe modifiche. Mi dicono: hai 41 anni, Vinales e Quartaro vanno forte, impara a guidare così. Ma io sono uno preciso e ancora veloce”
26 luglio 2020

Di nuovo sul podio 15 mesi e 14 giorni dopo il GP Usa 2019, 17 gare fa. Una vita per uno come Valentino Rossi, abituato in passato arrivare sempre nei primi tre al traguardo, quando andava male. E fa effetto vederlo sul podio dopo il disastroso GP di settimana scorsa e pensando che a 41 anni è capace di sopportare “la gara climaticamente più bollente di tutta la mia vita”. 

“E’ un podio importantissimo, vale quasi come una vittoria, dopo un GP frustrante, così come lo è stato gran parte del 2019, sempre per gli stessi problemi. E’ dura lottare per cambiare, a volte ti scontri con problemi che logicamente non ti aspetti, politicamente non è facile ottenere certe cose. In questi giorni ho spinto tanto con la Yamaha e con il mio capo tecnico David (Munoz, NDA): fino a settimana scorsa guidavo una moto che non era la mia, con un assetto fatto per non consumare le gomme. Ma io, però, le consumo…”.

Oggi come è andata?
“Bene, sapevo di poter fare una bella gara, dopo il disastro di domenica scorsa, quando anche avevo rotto il motore. E’ stato un terzo posto, con un caldo micidiale e su una pista dove dal 2017 in poi ho sempre faticato”.

Sembravi fortissimo in staccata, poco efficace in percorrenza: confermi?
“Dobbiamo lavorare su questa moto e sull’assetto, non sono ancora al massimo. Poi ho sbagliato una frenata, non sono riuscito a chiudere bene una curva e Vinales mi ha passato. Peccato, avrei potuto rendergliela un po’ più difficile; poi, lui ha allungato, ne aveva più di me. Diciamo che questa volta ho sofferto negli ultimi 4 giri, settimana scorsa negli ultimi 20”.

Credi che la Yamaha debba seguirti di più?
“Sì, visto che ci sono e che ci sarò anche l’anno prossimo, la Yamaha deve darmi una mano, credere in me e lavorare. Quando scendo dalla moto sono molto preciso nelle mie indicazioni, ma ho dovuto lottare 4 giorni per avere quello che volevo. Se non avessi insistito, sarebbe finita come domenica scorsa: ma era troppo brutto per essere vero. Sarò anche vecchio, c’è qualcuno che va più forte di me, ma vado ancora forte”.

Ma perché la Yamaha non dovrebbe ascoltarti?
“Te lo dico subito: perché Vinales e Quartararo vanno fortissimo e io ho 41 anni: mi dicono, sfrutta quello che hai”.

Alla vigilia hai detto che sarebbe stata la gara più dura della storia: è stato così?
“Sicuramente è stata molto dura, ma fino a 4-5 giri dalla fine andavo sul velluto. Devo ringraziare Uccio, il mio preparatore, chi mi ha sempre spronato: mi sono allenato molto bene”.

In prospettiva futura, quanto è importante questo risultato?
“E’ un podio che mi rende abbastanza ottimista, su una pista dove negli ultimi anni ho sempre faticato”.