MotoGP. Miller e Bagnaia, dieci anni fa, sul loro primo podio

MotoGP. Miller e Bagnaia, dieci anni fa, sul loro primo podio
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Nel 2011 correvano nel CEV: Pecco vinse la sua prima gara a 14 anni e Miller, che ne aveva 16, fu secondo. Una bella combinazione che sottolinea quanta strada bisogna fare per arrivare al campionato mondiale
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
5 maggio 2021

Sul podio uno accanto all’altro: Bagnaia e Miller, dieci anni dopo.
Sul sito di Dorna viene sottolineata una bella coincidenza: già nel lontano 2011, quando entrambi i piloti correvano nel CEV da giovanissimi con le 125, Pecco e Jack festeggiarono sullo stesso podio.

Accadde sul circuito di Albacete l’11 settembre del 2011. Pecco aveva quattordici anni e le foto mostrano quanto era ancora bambino; Jack ha esattamente due anni in più - sono entrambi di gennaio, 1997 e 1995 rispettivamente - ed era molto più alto dell’italiano. Ed erano tutti e due al primo podio in carriera!

“Il problema - ha dichiarato l’australiano nella conferenza stampa post Jerez - è che io ero già alto come oggi, e onestamente lui mi arrivava qui (e ha indicato la vita): era un bambino piccolo, mi aveva battuto un bambino! Ma ero felice. E adesso siamo compagni di squadra in MotoGP!”

Quell’anno Bagnaia era nella squadra Catalunya Caixa Repsol e aveva due bei compagni di team con lo stesso nome: Alex Marquez ed Alex Rins. Ad Albacete vinse la prima gara della sua vita, staccando Jack Miller di circa sei secondi. E anche per Jack era la prima volta che saliva sul podio.

Molti dei piloti che oggi corrono in MotoGP e nelle altre classi del mondiale, sottolinea con giusto orgoglio la spagnola Dorna, hanno iniziato la loro carriera da giovanissimi nel Campionato FIM CEV Repsol. E noi aggiungiamo un altro aspetto altrettanto interessante: tutti i piloti dei massimi campionati hanno fatto grossi sforzi per arrivare dove sono arrivati.

Quanti sacrifici per un ragazzino australiano

Pecco Bagnaia ci aveva raccontato con commozione i suoi esordi internazionali nel CEV. Con papà, mamma e sorellina -tutti sul camper con il quale andavamo anche in vacanza - in autostrada fino in Spagna per disputare le prime corse vere della sua carriera.
Giorni impegnativi ma anche irripetibili, ci aveva detto. E allora è facilmente immaginabile cosa abbia rappresentato tutto ciò per Jack Miller.

Un po’ come Stoner: un ragazzino australiano, che magari in patria ha già dimostrato tutto il suo talento, sa che per emergere deve andare per forza in Europa. Con la famiglia o addirittura da solo, dall’altra parte del mondo, tra gente che non conosce e che ragiona in un’altra maniera.

Arrivare in alto come ha fatto Jack domenica scorsa dev’essere- per uno che è partito da così lontano- una gioia incontenibile.

E infatti Miller è stato sopraffatto dalla commozione, dopo la gara di domenica scorsa a Jerez, anche per le tensioni che in questi mesi ha dovuto affrontare: l’avvio stentato nelle prime gare dopo gli ottimi test in Qatar, i problemi al braccio e la necessità di sottoporsi all’intervento, il dolore quando nel corso del GP di Portimao gli sono saltati i punti di sutura!
Ha dovuto anche affrontare i dubbi sul suo talento, dopo aver suscitato tante aspettative.

La vittoria di Jerez ha dato un altro senso alla stagione di Jack Miller. E anche a quella della Ducati, con la doppietta: agevolata dai problemi fisici di Quartararo sì, ma che non può certamente essere liquidata come fortunosa.

La Desmosedici c’è, la squadra c’è, i due piloti ci sono. Entrambi raggianti e positivi, come dieci anni fa su quel podio di Albacete.

foto d'archivio di motogp.com