MotoGP. Petrucci: “Io e Dovi ci giochiamo il posto”

MotoGP. Petrucci: “Io e Dovi ci giochiamo il posto”
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In una intervista a “MotoGP Round Table”, Danilo ha parlato del suo futuro: “Credo che Miller abbia già un piede nel team ufficiale”. Il pilota Ducati ha parlato anche della gioia che ha provato a tornare su una moto da cross, della sua preparazione mentale e di tanto altro
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19 maggio 2020

Danilo Petrucci è stato ospite della trasmissione “MotoGP round table”, trasmessa sull’omonimo canale YouTube, condotta da Franco Bobbiese, con Mat Oxley (Gran Bretagna), Michel Turco (Francia), Manuel Pecino (PecinoGP) e Giovanni Zamagni (Moto.it).

Allora Danilo, hai ricominciato ad allenarti con la moto da cross.
“La scorsa domenica è stato possibile tornare sulla moto da cross, in un circuito veramente bello. E’ stata dura tornare a guidare dopo due mesi: mi sono sempre allenato in questi mesi, ma guidare la moto è un’altra cosa. Ero veloce, ma fisicamente ho fatto molto fatica: bello, comunque, tornare a guidare. Sono ok a livello cardiaco, ma a livello fisico non sono al 100%: diciamo che potrei reggere metà gara”.

Come ti senti oggi, fisicamente?
“Completamente  distrutto! Oggi sicuramente non mi alleno, mi risposo e basta…”.

Hai guidato una 250 o una 450?
“Ieri entrambe. Solitamente con Andrea (Dovizioso, NDA) guidiamo la 250, ma Miller ci prende sempre in giro, dice che guidiamo delle “motorette”… Ho guidato anche la 450, mi piace molto, ha tanta potenza, è più facile. Ma se la guidi forte, è come una MotoGP….”.

Durante i test invernali, in Qatar, eri stato molto veloce, con un’ottima simulazione: come eri riuscito a essere così veloce? Credi di poter mantenere lo stesso livello a luglio a Jerez?
“In Malesia avveravamo faticato per capire la nuova costruzione della gomma posteriore: è stato quello il più grande cambiamento in Ducati rispetto al 2019. A Sepang è stato complicato, in particolare in accelerazione. Ma in Qatar abbiamo lavorato soprattutto per adattare la moto alla gomma e ho fatto un’ottimo test con la soffice posteriore: solo Quartararo è stato più veloce di me sul passo. Per quanto riguarda Jerez, sono piuttosto preoccupato per le temperature che ci saranno a luglio, sarà caldissimo. Solitamente, a maggio, il circuito è veloce al mattino, ma nel pomeriggio, con 50 gradi sull’asfalto, cambia tantissimo. Nessuno parla di questo, ma è un problema per la MotoGP: sarà caldissimo e difficilissimo capire quale gomme avremo bisogno. Non siamo mai stati a Jerez a luglio, bisognerà vedere che gomme porte la Michelin”.

Miller potrebbe essere un rivale pericoloso per te in Ducati nel 2021? Come vivi questa situazione?
“Per me non è qualcosa di nuovo: dal 2017 deve conquistarmi il rinnovo del contratto anno per anno. Nel 2018 ho firmato con Ducati due ore dopo la vittoria di Lorenzo al Mugello, l’anno scorso l’ho fatto dopo il mio successo, devo sempre lottare contro qualcuno… Credo che Miller abbia già un piede dentro alla Ducati: non c’è niente di ufficiale, ma questo è quello che si dice: probabilmente adesso loro devono scegliere tra me e Andrea per il secondo posto. Non è stato ancora deciso nulla, ma sembra così. E’ un peccato che non si possa correre e ho perso i GP dove solitamente sono molto veloce. Sarà un altro test per me, dovrò cercare di essere forte anche nei tracciati dove in passato ho faticato. Ho una grande opportunità con Ducati, devo cercare di sfruttarla”.

Sempre per quanto riguarda il futuro: da fuori, sembra sempre che in Ducati parlano con altri piloti, come se avessero poca fiducia di quelli che hanno, convinti che con altri si potrebbe sempre fare meglio; è un po’ frustrante?
“E’ un po’ così. Non è stato bellissimo scoprire alla fine del 2019 che Ducati pensava ad altri piloti, ma è la vita… Non voglio che si crei una competizione tra me e Dovi: è chiaro che in gara ognuno pensa a se stesso, ma fuori abbiamo un’ottima relazione e non voglio che qualcuno ci metta in competizione. Lo siamo già tra di noi, non voglio però che ci sia una pressione esterna. Nel 2019 ho dimostrato di poter vincere in MotoGP e Ducati mi conosce dal 2015, sa quello che valgo. E’ chiaro che quest’anno dovrò fare il massimo per provare a essere competitivo: il mio obiettivo è rimanere a lungo con Ducati, ma non dipende solo da me”.

Volevo sapere come è cambiato l’anno scorso il tuo approccio mentale, la tua preparazione psicologica alle gare? E’ stato un elemento fondamentale per la tua vittoria al Mugello?
“Sicuramente. Questo mi ha aiutato a fare molto bene nella prima parte della stagione; poi, però, è cresciuta l’aspettativa, mi sono messo pressione da solo e con un solo anno di contratto non ero in una situazione ideale. Ero terzo in campionato, con grande vantaggio sul quarto: da Le Mans al Sachsenring sono stato il pilota che ha fatto più punti dopo Marquez. Ho pensato di poter lottare per qualcosa di più grande e ho sentito la pressione: quando questo succede, non guidi bene, ho fatto degli errori, soprattutto nelle FP3 e in QP. Credo di aver lavorato bene durante l’inverno sotto questo aspetto, spero di poter rendere al meglio: sto lavorando con il mio “mental coach”, credo di poter fare meglio. Già l’anno scorso, dopo Austin, sembrava che Miller dovesse prendere il mio posto nel 2020: ho cercato solo di pensare a divertirmi con una moto ufficiale in un team ufficiale, cosa che non mi riusciva così bene. A Jerez mi sono detto: magari sono fuori dalla Ducati, pensa solamente a guidare. E da lì ho fatto delle buone gare”.

Sempre per quanto riguarda il futuro: meglio una moto ufficiale in un team ufficiale in SBK, o una MotoGP in una squadra satellite?
“Non ho ricevuto nessuna comunicazione da Ducati: in passato, più di una volta, mi avevano offerto la SBK, ma ho dimostrato di poter vincere in MotoGP. Non so se sono pronto per combattere per il titolo, ma sono convinto di poter fare bene: credo che qualche anno fa, nessuno pensava che io potessi lottare per il terzo posto in campionato. Io preferirei stare in MotoGP, credo di non aver ancora completato il lavoro qui, posso fare di più… Se non ci sarà posto per me in MotoGP, penserò ad altro, magari un’altra specialità: mi piacerebbe correre la Dakar, per esempio. Un mondo completamente differente rispetto alla MotoGP. Ho dei progetti per quando finirà la mia carriera in MotoGP, ma non ho ancora pensato a un “piano B”, sono concentrato sul “piano A”.

Tornando alla vittoria del Mugello del 2019; sappiamo tutti, e lo hai confermato anche tu prima, che hai un’ottimo rapporto con Dovizioso: ci puoi raccontare cosa è accaduto dopo il GP d’Italia?
“Mi è spiaciuto molto, non mi sono goduto al 100% quella vittoria, la prima, in Italia, con la Ducati, al Mugello. Un anno dopo, posso dire che non mi sono gustato completamente quell’evento: avrei preferito vincere il mio primo GP in un altro posto, anche perché al Mugello, dopo aver tagliato il traguardo, non ho capito più nulla. Avrei voluto chiudermi in una stanza buia, senza rumore, per capire cosa avevo fatto, ma per una settimana non è stato possibile. Allo stesso tempo, ho percepito il nervosismo di Andrea per il sorpasso: purtroppo lui era in mezzo… Dopo qualche giorno gli ho detto che mi dispiaceva per quel sorpasso, ma lui era ancora “caldo” per l’episodio. Ne abbiamo parlato anche a novembre, ma la relazione con Dovi continua a essere buona: ma quando chiudiamo la visiera dobbiamo essere come “killer”, non pensare uno all’altro. Noi ci aiutiamo sempre fino al warm up, non è facile cambiare completamente mentalità per la gara, ma in MotoGP devi fare così, non solo nei confronti del tuo compagno di squadra, ma nei confronti di tutti”.