Nico Cereghini: "Valentino Rossi, i soldi, gli sponsor"

Nico Cereghini: "Valentino Rossi, i soldi, gli sponsor"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Sarà Mooney lo sponsor principale del team VR46 in MotoGP e Moto2, dunque un gruppo finanziario italiano dopo il tramonto dell'operazione Aramco. Valentino e gli sponsor: iniziò con la birra, poi i petroli, le sigarette che non voleva...
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
3 gennaio 2022

Ciao a tutti! E così niente principe saudita: lo sponsor del team VR46 non sarà Aramco bensì Mooney, e nei prossimi giorni avremo qualche dettaglio in più.
Tutto è bene quel che finisce bene, si dice in questi casi. Anche se, con le decine di milioni che si ventilavano mesi fa, con il principe il team VR46 sembrava aver cominciato benissimo...

Cosa sia andato storto nessuno lo sa. Ci ho provato, a ricostruire la vicenda, ma persino i diretti interessati giurano di non capacitarsi: avevano pile di documenti scritti, firmati dal principe in persona, poi sarebbero intervenuti alcuni intermediari, o meglio faccendieri, e alla fine i soldi, puff, spariti.

Magari è stato il principe a ritirarsi, ma è chiaro che nessuno ha fatto una gran figura, né la VR 46 di Rossi né la Dorna né la MotoGP. Magari tra qualche tempo qualcuno sarà in grado di raccontare tutta la storia.

Mooney sembra comunque un ottimo ripiego. Non è robetta, è un gruppo italiano di Enel, Banca Intesa San Paolo e SisalPay per la cosiddetta Proximity Banking and Payments, come dicono quelli che di finanza ne sanno. Di fatto è una rete di oltre 45.000 esercizi convenzionati (bar, edicole, tabaccai) dove fare pagamenti di ogni tipo, ricariche, prelievi e in genere tutti i servizi che si facevano in banca.
Fino a ieri le Banche aprivano agenzie ad ogni angolo, da un po' invece le chiudono. Le cose cambiano in fretta e Mooney ti offre gli sportelli sotto casa.

Dalla birra Nastro Azzurro a Mooney Valentino Rossi ne ha fatta, di strada, passando attraverso Repsol dal 2002, Gauloises dal 2004, Camel nel solo e sfortunato 2006, Fiat dal 2007, Tim e Philip Morris con Ducati nel 2011 e 2012, poi Monster nel 2013, Movistar dal 2014, ancora Monster dal 2019 e infine Petronas nel 2021.

Da giovane idealista aveva detto "Mai con il marchio di una sigaretta sulla carenatura!". Ma chi non ha vissuto di utopie a vent'anni? Se vuoi correre ci vuole il budget e non puoi andare troppo per il sottile.

Petroli, sigarette, auto, telefonia, bevande, ora i prodotti finanziari. I soldi si prendono dove sono.
Ago cominciò con la tuta nera e la sola scritta Dunlop, poi fu un precursore con la benzina Api e infine si legò alla Philip Morris a partire dal '72, prima da pilota e poi da team manager.

Gli anni Ottanta e Novanta sono stati finanziati soprattutto dalle case del tabacco, e molto generosamente. Quello è stato il periodo più ricco del motomondiale, una specie di Bengodi per i fortunati piloti dell'epoca.

Nel decennio scorso è poi spuntato il fenomeno del cosiddetto betting, scommesse on line. In Italia le sponsorizzazioni di questo tipo sono vietate per legge dall'estate 2018 (e la pubblicità del tabacco dal 2004, in via definitiva), ma il calcio inglese è finanziato per il 50 per 100 proprio da quei marchi.
E subito dopo dagli arabi come Fly Emirates, per dirne uno, che compare su molte maglie.

Ecco che tornano i petrodollari e le risorse dell'oro nero. Non è andato in porto il primo tentativo di sbarco nella MotoGP e probabilmente le strategie di approccio andranno un pochino riviste.

Ma è solo questione di tempo: agli sceicchi i motori piacciono.

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