Valentino Rossi e la top 11 dei suoi caschi. Ma il dono di Kevin Schwantz è insuperabile

Valentino Rossi e la top 11 dei suoi caschi. Ma il dono di Kevin Schwantz è insuperabile
  • di Emanuele Pieroni
Il campione texano ha donato a Valentino Rossi un casco che mette insieme le loro leggende e che, probabilmente, andrà in cima alla classifica dei preferiti del Dottore, anche se la scelta è ampia visti i 26 anni trascorsi nel motomondiale. Abbiamo provato a schierare in campo gli undici caschi più suggestivi di Valentino Rossi
  • di Emanuele Pieroni
5 ottobre 2021

Valentino Rossi non lo ha mai nascosto: “Nessuno mi emozionava quanto Kevin Schwantz!”. E’ cresciuto con il mito del funambolico Texano anche se per una manciata d’anni non si sono incrociati nel paddock e adesso che anche il Dottore sta per dire basta con le corse in moto, Schwantz ha voluto fargli un regalo. Un casco speciale, che mette insieme le loro leggende e che probabilmente, anche se mai usato in gara da Valentino Rossi, è già in cima alla lista dei suoi preferiti. Se non altro per il significato di un dono ricevuto direttamente dalle mani del proprio idolo. Eppure di caschi speciali che hanno protetto Valentino Rossi ce ne sono stati tanti, alcuni ironici, altri più seriosi e altri ancora vere e proprie opere d’arte ispirate ad un qualche accadimento della storia dello sport. In tutti c’è stata la firma di Aldo Drudi, lo amico di Valentino Rossi che da sempre cura le grafiche del campione di Tavullia (e ora anche dei ragazzi dell’Academy).

Così, se il casco donato da Schwantz è probabilmente il più speciale tra gli speciali, c’è venuto in mente di provare a ripercorrere la lunghissima carriera del dottore anche attraverso i suoi caschi. Raccontarli tutti sarebbe impossibile, visto che in tanti anni di corse sono state un centinaio le grafiche diverse indossate dal 46, ma abbiamo scelto di selezionarne undici, come una squadra da mandare in campo. E di proporle in ordine sparso.

A cominciare dall’ultimo, quello con il fiocco rosa visto a Misano in occasione del GP di San Marino. Speciale perché fissa il più speciale dei momenti nella vita di un uomo: la nascita di un figlio. Nel caso di valentino Rossi sarà una bambina ed è a lei che è andata la dedica presa in prestito da Lucio Battisti: “Chissà chi sei, chissà chi sarai, lo scopriremo solo vivendo”.

Se c’è l’ultimo dev’esserci per forza di cose anche il primo. Quello che poi, seppur modificato nel corso del tempo, ha fornito lo spunto a tutti quelli realizzati subito dopo: il sole da una parte, la luna dall’altra, il giallo, il blu e la voglia di trasmettere il carattere istrionico e scanzonato di un ragazzino che in quel 1996 si affacciava al motomondiale e che avrebbe scritto la storia delle corse in moto per il quarto di secolo successivo.

Una storia che ha conosciuto tanti alti, ma anche qualche basso. Momenti non proprio felicissimi che Valentino Rossi ha esorcizzato anche sui suoi caschi. Indimenticabile, ad esempio, quello del 2011, con un enorme occhio azzurro sulla calotta a simboleggiare un monito: “Occhio, perché ci si fa male”. Il riferimento, è chiaro, è all’incidente dell’anno precedente, ma anche all’attenzione del mondo sulla nuova avventura del Dottore con la Ducati (che poi sappiamo tutti come è andata).

Appena tre anni prima, però, il Mugello aveva fornito l’occasione per un altro dei caschi iconici di Valentino Rossi. Quello con la faccia del Dottore in piena espressione da “alta velocità”.  "E' la mia faccia quando entro nella curva San Donato dopo il rettilineo qui al Mugello a circa 300 km/h" – disse il dottore presentando il casco pensato per il GP d’Italia e realizzato in una manciata di ore da Aldo Drudi. L'idea di riprodurre il volto di Vale, infatti, era maturata in seguito ad una battuta e per riuscire a presentare la calotta in tempo per il GP d'Italia, Drudi e i suoi hanno lavorato per quasi due giorni senza alcuna pausa.

Non ci sono stati, però, solo riferimenti al motorsport o ad accadimenti di vita, ma anche tributi ad altri personaggi che hanno incrociato la loro leggenda con quella del Dottore. Un esempio? L’omaggio a Francesco Totti nel casco del 2017, con l’immancabile richiamo al cucchiaio, il caratteristico modo di calciare i rigori dello storico capitano della Roma. Sempre in tema calcistico, Valentino Rossi s’è anche messo un pallone in testa (nel 2008, a Barcellona) per onorare gli Europei di Calcio in programma proprio in quella estate.

Sei anni dopo, mentre gran parte dei calciatori che avevano partecipato a quell’Europeo avevano già appeso gli scarpini al chiodo, Valentino Rossi era ancora in pista e ancora pienamente competitivo. Tanto che con Aldo Drudi diede vita, nel 2014, ad un altro capolavoro capace di celebrare l’italianità: il casco con la pastasciutta. Ma una pastasciutta speciale, con 46 minuti di tempo di cottura e la caratteristica di non scuocere mai.

Quasi una promessa per l’anno successivo e per quel 2015 in cui il Dottore avrebbe potuto mettere nel sacco il decimo mondiale della sua carriera. In quella stagione, benedetta per certi versi e maledetta per altri, Valentino Rossi si presentò a Misano con in testa un pesciolino giallo che fuggiva da un enorme squalo affamato (Jorge Lorenzo). Idea di successo, ma poca fortuna per quel casco, visto che proprio nel GP di San Marino, al di là di quello che sarebbe poi successo a Sepang poche settimane dopo, Valentino Rossi lasciò parecchi punti per strada, ritardando il ritorno ai box per cambiare moto a causa della pioggia e non approfittando della caduta proprio del suo compagno di squadra e diretto rivale per il titolo.

Facendo un grosso salto all’indietro nel tempo, però, impossibile non citare anche il casco con cui, nel 2002 quando era in sella alla Honda ufficiale, Valentino Rossi ha voluto tributare un omaggio a suo padre Graziano, replicando la calotta con cui correva l’eclettico babbo, e ai personaggi più significativi della sua Tavullia. Un concentrato di gratitudine in 22 vignette verso un uomo e una terra che gli hanno permesso di lavorare per un sogno che proprio in quegli anni cominciava a farsi sempre più concreto e ricco di traguardi.

Traguardi che nel corso del tempo hanno entusiasmato personaggi anche molto distanti dal mondo del motorsport, come ad esempio l’artista Milo Manara, folgorato sulla via del Dottore sin dall’inizio della sua carriera. Manara ha avuto anche l’onore di firmare uno dei caschi iconici di Valentino Rossi, nel 2006, mischiando con la sua matita idoli come Enzo Ferrari e Steve McQueen a personaggi di fantasia come il Pollo Osvaldo in un esercizio di stile e design che entra di diritto nel nostro speciale podio dei caschi indimenticabili di Valentino Rossi.

Un podio su cui non possiamo non mettere il casco con cui – se è vero che ciò che c’è alla fine segna la memoria per sempre e fissa il ricordo di ciò che è stato – Valentino Rossi ha scelto di correre in questa ultima stagione. Il sole, la luna e i soliti simboli, ma con linee sfocate, quasi a simboleggiare un futuro che si rinnova, ma che rimane incerto. Lo ha spiegato, in una recente intervista, anche lo stesso Aldo Drudi: “Vale ci tiene molto ai simboli e pure alla simbologia e se fai ruotare il casco 2021 avrai notte, alba, tramonto, notte, alba, tramonto: il ciclo che si chiude, come metafora della sua carriera, e contestualmente si rinnova in un’altra storia da tutta scrivere”.

Indimenticabile, e non lo mettiamo per ultimo a caso, anche il casco con cui Valentino Rossi ha voluto ricordare, in quel maledetto 2011 di dieci anni fa, l’amico Marco Simoncelli, scomparso in seguito ad un incidente di gara a Sepang. Nel GP successivo, a Valencia, i colori di Vale si sono mischiati con quelli di Marco in un casco che magari non sarà stato il più bello, ma che è stato senza dubbio il più ricco di significato: “Mi sembrava il minimo poter dedicare il casco a lui e al suo numero, il 58. Sic questo casco è per te!”.