Con due e quattro ruote. Storia di due tedesche prestigiose

Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
Le vicende di due case tedesche che hanno a lungo costruito sia moto che automobili. Una è la famosa DKW
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
16 novembre 2020

La Adler di Francoforte è rimasta celebre per le sue macchine per ufficio. In Germania è stata a lungo ciò che per noi è stata la Olivetti.

Nel 1900 ha iniziato la fabbricazione di moto, subito dopo seguita da quella di automobili, che ben presto è diventata preponderante, al punto che la casa ha smesso di costruire mezzi a due ruote due ruote nel 1907.
Le auto hanno avuto un ampio successo e l’azienda si è ingrandita, arrivando a diventare uno dei più importanti costruttori automobilistici tedeschi. Nel 1939 però la Adler ha cessato la sua attività in questo settore.

Poco dopo la seconda guerra mondiale, nel 1949, è ripresa la fabbricazione delle moto, con monocilindrici a due tempi di piccola cilindrata, ottimamente costruiti e destinati ad ampia diffusione. Ad essi hanno fatto seguito i bicilindrici di 200 e 250 cm3, essi pure progettati da Felix Dozekal con la supervisione del direttore tecnico Hermann Friedrich.
I loro motori si sono dimostrati talmente validi che quando, nel 1956, la Yamaha ha deciso di iniziare la fabbricazione di moto a due cilindri ha preso come modello quello di una Adler MB 250. L’attività nel settore motociclistico è terminata nel 1957.

Un raro esemplare di Adler RS 250 da competizione del 1955 fotografato alcuni anni fa al mercatino di Novegro. L’impostazione era molto moderna, con adozione di un gruppo termico raffreddato ad acqua (e non ad aria come nel modello di serie). Il motore erogava circa 28 cavalli a 8500 giri/min
Un raro esemplare di Adler RS 250 da competizione del 1955 fotografato alcuni anni fa al mercatino di Novegro. L’impostazione era molto moderna, con adozione di un gruppo termico raffreddato ad acqua (e non ad aria come nel modello di serie). Il motore erogava circa 28 cavalli a 8500 giri/min

Nella storia della moto ben poche case hanno avuto una importanza e una influenza paragonabili a quelle che ha avuto la DKW e questo dovrebbero saperlo tutti gli appassionati. Forse però non sono molti a ricordare che questa azienda della Sassonia (lo stabilimento era a Zschopau) ha costruito anche automobili di ottimo livello e in numeri cospicui.

La DKW è entrata nel settore delle due ruote nel 1919 con una bicimotore e la sua attività è cresciuta in maniera tale da farla diventare la più grande casa motociclistica del mondo già nel 1928-29. I suoi prodotti hanno ottenuto una notevole popolarità anche all’estero grazie alla eccellente qualità dei suoi prodotti e alle loro ottime prestazioni.

La DKW ha a lungo mostrato la strada in campo duetempistico. Già nel 1931 ha sperimentato le lamelle (montate su alcuni esemplari della Block 350) e due anni più tardi ha messo in produzione motori con lavaggio a correnti tangenziali e pistone con cielo senza deflettore (sistema Schnurle, del quale ha a lungo posseduto il brevetto).

La prima auto costruita dalla DKW è stata una piccola utilitaria con motore a due tempi di 600 cm3 che è entrata in produzione nel 1928. Nel 1931 ha iniziato a fabbricare vetture con la trazione anteriore, poi adottata su tutta la gamma (che diventava sempre più ampia).
L’anno successivo è nata l’Auto Union, che raggruppava le quattro grandi case della Sassonia: DKW, Audi, Horch e Wanderer (che in precedenza aveva costruito anche moto!).

Attivissima in campo agonistico con straordinarie due tempi sovralimentate e raffreddate ad acqua, negli anni Trenta la DKW ha conquistato quattro campionati Europei nella classe 250 e uno nella 350. Sul finire del decennio la casa di Zschopau oltre ad essere sempre la più grande casa motociclistica del mondo, deteneva circa il 20% del mercato automobilistico tedesco.

Ewald Kluge in gara su una DKW 350 tricilindrica nel 1953. Gli scarichi non sono a megafono ma prefigurano le marmitte a espansione. Presentano già un cono e un controcono, anche se abbastanza embrionali. Due anni dopo il motore è arrivato a erogare 42 CV a circa 10.000 giri/min, risultando il più potente della sua classe
Ewald Kluge in gara su una DKW 350 tricilindrica nel 1953. Gli scarichi non sono a megafono ma prefigurano le marmitte a espansione. Presentano già un cono e un controcono, anche se abbastanza embrionali. Due anni dopo il motore è arrivato a erogare 42 CV a circa 10.000 giri/min, risultando il più potente della sua classe

Dopo il termine della seconda guerra mondiale è iniziata una difficile ripresa. La produzione è ricominciata a Ingolstadt (in seguito è entrato in funzione anche lo stabilimento di Dusseldorf).
La RT 125 progettata da Hermann Weber ed entrata in commercio nel 1939 è stata il cavallo di battaglia della DKW in questo difficile periodo. Costruita in un numero impressionante di esemplari tra il 1949 e il 1957, è stata copiata da diverse case estere. Sia lo Harley-Davidson Hummer che il modello più prodotto dall’industria motociclistica inglese, ossia la BSA Bantam, erano sue copie fedeli.
E lo stesso vale per la prima Yamaha, la YA-1 del 1955. Per non parlare poi delle centinaia di migliaia di cloni prodotti per lungo tempo da varie industrie di stato nei paesi dell’ex-URSS.

Fino alla metà degli anni Cinquanta il mercato motociclistico tedesco è stato florido e le DKW, costruite in cilindrate comprese tra 125 e 250 cm3 con motori monocilindrici a due tempi si sono vendute molto bene. Buona accoglienza ha avuto anche la 350 bicilindrica. Pure l’attività agonistica della casa è stata intensa. Punta di diamante è stata la velocissima tricilindrica 350 da Gran Premio, dotata di scarichi che prefiguravano le “vere” espansioni (alle quali ha provveduto la MZ di Zschopau, ossia la DKW rimasta oltre la cortina di ferro!).

Pure per quanto riguarda le autovetture gli anni Cinquanta hanno visto una forte crescita della produzione con modelli, dapprima a due e quindi a tre cilindri (sempre a due tempi), robusti, affidabili e in grado di fornire ottime prestazioni. Alcuni, come la 1000, la Junior e la F12, hanno avuto una discreta diffusione anche da noi, mentre la Munga è diventata la Jeep delle forze nato in Europa.

La denominazione della azienda è diventata Auto Union e i quattro anelli sono comparsi sulla mascherina anteriore nel 1957.

Nel 1958 la divisione moto si è staccata dal gruppo per formare, con la Victoria e la Express, la Zweirad Union che alcuni anni dopo è stata acquistata dalla Sachs. Il marchio DKW è scomparso definitivamente dalla scena motociclistica nella seconda metà degli anni Settanta.

La Auto Union 1000 SP, vettura sportiva prodotta dal 1958 al 1965, era azionata da un tricilindrico a due tempi di 980 cm3 che erogava 55 cavalli a 4500 giri/min
La Auto Union 1000 SP, vettura sportiva prodotta dal 1958 al 1965, era azionata da un tricilindrico a due tempi di 980 cm3 che erogava 55 cavalli a 4500 giri/min

Le auto hanno continuato ad essere costruite in numeri interessanti anche negli anni Sessanta, durante i quali è diventato però chiaro che i due tempi, semplici e compatti, ma inquinanti e dall’elevato consumo, sarebbero ben presto diventati solo un ricordo.

La Auto Union è stata venduta alla Mercedes-Benz nel 1958-59 e la produzione è continuata fino alla comparsa della F 102, con motore di 1,2 litri, sempre a tre cilindri, avvenuta nel 1964. L’anno successivo l’azienda è stata ceduta al gruppo Volkswagen che ha rapidamente decretato la fine della produzione dei motori a due tempi, sostituendoli con un nuovo quadricilindrico ad aste e bilancieri.

Nel 1966 la F 102 si è così evoluta nella Audi F 103, poi divenuta Audi 80, e il marchio DKW è uscito dalla scena automobilistica.