La Cagiva Mito di Valentino Rossi. Intervista a Claudio Lusuardi

La Cagiva Mito di Valentino Rossi. Intervista a Claudio Lusuardi
In collaborazione con gli amici di 125stradali.com vi presentiamo una serie di monografie dedicate alle moto stradali degli anni 80 e 90. Dopo la Cagiva Mito SP, questa volta tocca alla Cagiva Mito di Valentino Rossi del campionato Sport Production 1994
9 ottobre 2014

Dopo l’articolo sulle Cagiva Mito SP, il nostro socio del 125 Club Italia Michele Prontelli, meglio conosciuto come il Ceppa, ritorna con una intervista a Claudio Lusuardi, il preparatore ufficiale scelto dai fratelli Castiglioni che seguì le Mito affidate, tra gli altri, a Valentino Rossi e con le quali vinse il campionato Sport Production 1994, nella under 21.

Quando ho preso appuntamento per realizzare questa intervista, avevo “paura”. Un brivido mi scendeva lungo la schiena, pensavo: “Claudio Lusuardi, che non ha mai rilasciato un’intervista relativa al mondo Mito, ha accettato la mia richiesta?!”. Il “guru” delle Cagiva Mito Sport Production che decide di dedicarmi mezz’ora del suo tempo, almeno così avevamo accordato via telefono ma sono poi diventate quattro ore e mezza. E dice che e’ contento di farlo, proprio perche’ “parliamo la stessa lingua”, lì per lì ho pensato che mi interrogasse o qualcosa del genere, ma certo è che quando sono partito alla volta di Modena avevo mille pensieri e una gran confusione in mente. Una volta arrivato, invece, tutti i dubbi sono scomparsi. Ho conosciuto una persona appassionata, competente e con aneddoti a non finire. Ecco l’intervista.

Claudio Lusuardi, ho sempre sentito parlare delle tue Mito SP. Il logo LUSUARDI toglie ogni dubbio su chi metteva le mani su quelle moto. Come è cominciato il progetto Mito?
«Nel 1991, Castiglioni mi aveva affidato la gestione delle Mito Sport Production. Avevo già girato troppo per il mondo e non me la sentivo più di continuare a farlo; così accettai subito la proposta. Le gare erano tutte vicine ed anche i test che eseguivamo li facevamo a poche ore da casa. Avevo una famiglia ed è stata la scelta migliore, tanto che già nel 1992 vincemmo il primo titolo italiano Sport Production con Roberto Bellei».

L’evoluzione del kit racing della Mito, culminato poi nel 1994 con il titolo di Valentino, si e’ avuto proprio sotto la tua gestione. Senza entrare nei particolari, potresti spiegarmi che cosa voleva dire sviluppare una 125 da Sport Production?
«Essenzialmente il Regolamento Sport Production era molto restrittivo. Le modifiche per noi preparatori erano limitate e bisognava aguzzare la vista, diciamo così, per tirare fuori tutto il potenziale da quei motori. Il resto lo doveva mettere il pilota. Punto. Nella Sport Production il pilota contava molto, era una classe propedeutica che ti permetteva di far crescere il ragazzo in tutto e per tutto. Si passava dalla gestione di una gara (usura pneumatici, bagarre ecc.), alla gestione del mezzo, imparando a descrivere ai meccanici il feeling con la moto. I piloti si formavano così; era la strada giusta».

In tutti i tuoi anni nel Cagiva Lucky Explorer Team, quale pilota di ha impressionato di più?
«Valentino, senza ombra di dubbio. Me lo ricordo molto bene. Nel 1993, facemmo un primo test insieme: lui veniva dalle minimoto e come a tutti gli altri, dato che nessuno nasce imparato, dovevamo spiegargli l’ABC della guida con una moto a ruote alte. Il ragazzo ascoltava, ascoltava e continuava ad ascoltare sempre. Era molto attento a tutto ciò che succedeva alla moto. Ti tempestava di domande e voleva sempre migliorare. L’anno seguente, infatti, con la nuova Cagiva Mito EV, che era un moto competitiva e sviluppata giorno per giorno dal sottoscritto, Valentino vinse il titolo».

Mentre parliamo, Claudio mi fa: “guarda, te la faccio vedere”. Ed ecco che tira fuori la mitica Cagiva Mito EV numero 26, con tutti i segni sul telaio delle verifiche tecniche FMI regolarmente superate e tutti quanti i componenti del KIT SP installati ad hoc. La scritta sul cupolino non lascia dubbi: è proprio quella di Valentino! La osservo tutta e continuo con le domande, perché questi personaggi qua li puoi intervistare solo così!

Vedo che la moto ha passato le verifiche tecniche… era veramente tutto in regola o c’era qualcosa di nebuloso sotto?
«Le nostre moto sono sempre state come da Regolamento, le modifiche possibili per noi preparatori erano poche. La strada da seguire era sempre quella: solo le ore di lavoro passate a sviluppare quel componente, quel piccolo dettaglio, fanno la differenza, oltreché ad un buon pilota in sella! Le nostre moto erano al pari di quelle ufficiali delle altre case, come Honda con l’NSR, Aprilia con l’RS e Gilera con GFR. Chiaramente, con una Mito gestita da un team privato, la moto era nettamente differente dalla nostra che poteva contare tutta una differente evoluzione al seguito, ma d’altronde anche i costi erano ben altri».

Osservo il contagiri della Mito di Valentino, coperto da un adesivo Lucky Explorer tranne che per la zona rossa e chiedo a Claudio il perché.
«Valentino lo voleva così, si trovava bene a guardare l’asta del contagiri superare solo quella soglia, sotto non era importante! Tanto sotto ci rimaneva per poco! Valentino si è subito trovato a suo agio con la Cagiva Mito, il feeling con la sua moto era immediato; così come anche quello di altri piloti, come ad esempio per Dellino, proprio perché la ciclistica della Cagiva Mito ben si adattava con un tipo di guida, che certi piloti hanno nel loro DNA».

Mentre parla, prendo in mano qualche componente del KIT SP, nel particolare una testa grezza.
«Vedi questa!? Me le facevo inviare dalla Cagiva così grezze. Poi mi mettevo lì, le realizzavo, andavo di là (indica il banco prova), testavo e scartavo o approvavo. E via con espansioni, cilindri, pacchi lamellari… Ecco, i cilindri hanno avuto una continua evoluzione. Di pacchi lamellari ne avrò provati a centinaia e con l’elettronica poi facemmo anche una sorta di “evoluzione” in occasione della 200 miglia di Monza. Praticamete realizzammo una modifica che poi venne ripresa e seguito da Kokusan, partner della Cagiva nel motomondiale. Quello è stato uno dei periodi più belli perché ogni domenica si correva con un componente nuovo, magari testato durante l’inverno o la settimana antecedente alla gara. C’era tanta attesa per una gara dell’italiano 125 SP e la categoria era la regina delle vendite di moto, quindi vincere in quel campionato era molto importante. Lo sviluppo dei componenti speciali andava di pari passo con l’evoluzione di piloti, i quali da ragazzini inesperti cominciavano a diventare dei veri manici. Li vedevi crescere insieme e giocare nel paddock prima della gara. In effetti, rimpiango molto quel periodo».

Come mai, secondo te, all’improvviso è calato il sipario sulle classe 125 Sport Production?
«Sono tanti i motivi, ma non sto qua ad elencarli. Però pensa che io non vado nemmeno più a vedere la MotoGP. Ogni anno mi arriva il pass per andare al Mugello o a Misano, ma proprio non mi piace quell’ambiente. Continuo a seguire il mondiale SBK, sono amico di Ernesto (Marinelli), e mi trovo più a mio agio con quel clima che si respira li, sebbene i tempi della 125 Sport Production sono lontani anni luce ed è un vero peccato».

Chi era Claudio Castiglioni?
«Una persona splendida, che ha sempre lavorato con tanta passione e pensando al bene del suo marchio. Posso solo parlarne bene di lui. Noi del Cagiva Lucky Explorer Team 125 SP abbiamo sempre avuto tutto quanto ci occorreva, senza mai avere problemi».

Come si e’ formato Claudio Lusuardi? Perche’ Claudio Castiglioni ha deciso di puntare su di te per la gestione delle Mito Lucky Explorer?
«La mia e’ una storia lunga, ne ho viste di ogni colore. Ho iniziato lavorando nell’officina dei fratelli Villa ed è stata un’esperienza che mi è servita tantissimo, in quanto da semplice meccanico poi ho iniziato a costruire davvero le moto. Partendo da zero, perche’ i Villa le moto le facevano proprio, da un semplice tagliando sono passato a fare un basamento da un blocco di alluminio! Mi sono quindi formato come tecnico ma in seguito anche come pilota, difatti nel 1974 ho vinto il mio primo titolo italiano in sella ad una Villa 50. Ho poi lavorato a stretto contatto con la spagnola Derbi e sono arrivato a costruirmi personalmente la mia moto, la “Lusuardi”. Come pilota, ho partecipato alle cronoscalate e sono arrivato a vincere 5 titoli italiani e 2 terzi posti nel mondiale».

Anche io facevo le cronoscalate proprio con la Cagiva Mito! Claudio, dovresti tornare a vedere com’è l’ambiente del CIVS: proprio quello che piacerebbe a te. A correre per strada ci vuole sempre del pelo però. Tuttavia, i profumi ed i colori che ti da la strada non li ritrovi in nessun’altra competizione.
«Te pensa che quando ho iniziato a correre io, alla MotoTemporada Romagnola, nel circuito di Modena passavo a 10 cm da un muro o da una persona! Però che spettacolo! Prima del via, quando scaldavo il motore, c’era la gente che mi incitava e che mi toccava la spalla da tanto che ero vicino al pubblico. Ma questo e’ nulla, pensa quella volta che al Salzburgring…»

E così l’intervista è andata avanti per altre quattro ore. Potrei continuare a scrivere ancora, ma lo spazio è tiranno e poi si divaga troppo nel passato, quando l’odore dell’olio di ricino si sentiva a quattro chilometri dal circuito. Avevo tanti dubbi prima di fare questa intervista, ma quando ci siamo salutati eravamo così in sintonia che c’e’ scappato pure un selfie. Da non credere. Che personaggio che e’ Claudio Lusuardi.

Michele Prontelli “Ceppa”

In collaborazione con 125stradali.com