Mario Draghi, nei piani del governo mobilità elettrica e taglio delle emissioni

Mario Draghi, nei piani del governo mobilità elettrica e taglio delle emissioni
Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
Una quota rilevante del Recovery Fund è destinato alla transizione ecologica. Nel discorso di Mario Draghi chiari accenni al taglio delle emissioni, alla mobilità elettrica e alla crescita delle rinnovabili
  • Maurizio Gissi
  • di Maurizio Gissi
19 febbraio 2021

Il governo presieduto da Mario Draghi ha davanti a sé sfide molto complesse da affrontare, in primo luogo la pandemia e la situazione economica, e poi c'è il nodo del fondi del Next Generation Eu (o Recovery Fund se preferite) connessi al Recovery Plan.
In gioco ci sono i 209 miliardi del finanziamento europeo (82 di sovvenzioni e 127 sotto forma di prestiti) che sono una grande opportunità per far partire in Italia importanti e indispensabili riforme.
Il Recovery Plan del 2021 (il PNRR, Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) dà risalto alla digitalizzazione e alla transizione verde, e l'Europa ci chiede di destinare il 37% del Recovery Fund al green deal. Si tratta di circa 70 miliardi di euro, di cui 50 da programmare e spendere entro il 2023.

Non a caso è stato creato appositamente il ministero della Transizione Ecologica, guidato da Roberto Cingolani, che dovrà misurarsi con l'obiettivo - fissato a livello comunitario - della riduzione del 55% delle emissioni inquinanti entro il 2030. Per raggiungerlo si dovrà raddoppiare l'apporto delle energie rinnovabili, occorrerà far crescere l'economia circolare e agire anche sui trasporti.

Nel discorso che Mario Draghi ha tenuto mercoledì scorso al Senato, presentando il nuovo governo, c'è stato spazio per ribadire alcuni punti programmatici relativi proprio all'ambiente e alla mobilità.

“Proteggere il futuro dell’ambiente, conciliandolo con il progresso e il benessere sociale – ha detto Draghi - richiede un approccio nuovo: digitalizzazione, agricoltura, salute, energia, aerospazio, cloud computing, scuole ed educazione, protezione dei territori , biodiversità, riscaldamento globale ed effetto serra, sono diverse facce di una sfida poliedrica che vede al centro l’ecosistema in cui si svilupperanno tutte le azioni umane. Anche nel nostro Paese alcuni modelli di crescita dovranno cambiare.

“Nelle prossime settimane – ha proseguito - rafforzeremo la dimensione strategica del Programma, in particolare con riguardo agli obiettivi riguardanti la produzione di energia da fonti rinnovabili, l’inquinamento dell'aria e delle acque, la rete ferroviaria veloce, le reti di distribuzione dell’energia per i veicoli a propulsione elettrica, la produzione e distribuzione di idrogeno”.

“...il Programma nazionale di Ripresa e Resilienza indicherà obiettivi per il prossimo decennio e più a lungo termine, con una tappa intermedia per l’anno finale del Next Generation Eu, il 2026.
Non basterà elencare progetti che si vogliono completare nei prossimi anni. Dovremo dire dove vogliamo arrivare nel 2026 e a cosa puntiamo per il 2030 e il 2050, anno in cui l’Unione Europea intende arrivare a zero emissioni nette di CO2 e gas clima-alteranti”.

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