Montesa compie 75 anni. La storia e le sue moto

Montesa compie 75 anni. La storia e le sue moto
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Montesa celebra i suoi settantacinque anni di storia ed è una storia che vale la pena di raccontare, seppure in sintesi. E’ stata la prima industria motociclistica spagnola, ed ha animato il mondo del trial fino a dominarlo
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
18 marzo 2020

Nel giugno del 1945, appena finita la guerra, alla Fiera di Barcellona comparvero tre esemplari di una inedita motocicletta.

Si trattava di una motoleggera due tempi di 93 cc, spartana, priva delle sospensioni posteriori e molto simile alla francese Motobecane.
Il marchio scelto era Montesa: così come era chiamata, nel Milletrecento, la base di un piccolo ordine militare fondato sulle ceneri dei Templari dal Re di Aragona. Perché l’impresa che nasceva in Catalogna era coraggiosa e impegnativa: i due soci volevano diventare… la prima industria spagnola di motociclette.

I due si chiamavano Pere Permanyer – giovane industriale di Barcellona che aveva fatto fortuna con la produzione di gasogeni per auto ed era appassionato di meccanica - e Francisco (detto Paco) Bultò, il nonno di Sete Gibernau: uomo d’affari imparentato con l’aristocrazia ma anche tecnico capace e geniale. La società aveva base a Barcellona, per farsi conoscere partecipò subito alle prime gare nazionali di velocità, e in quel 1945 sfornò e vendette ventidue modelli.

Pere Permanyer
Pere Permanyer

Negli anni successivi arrivò una 125, poi una 98 per le donne: due modelli che incontrarono un buon successo; in pochi anni la Montesa diventò una solida realtà, fino a vincere nel ’51 il TT, ad allargarsi nell’enduro con una nuova 125, a spingersi con le esportazioni fino in Sud America.

Il marchio spagnolo ebbe nel 1954 una nuova sede più grande fuori Barcellona, poi però arrivò la recessione e con quella le divergenze tra i due fondatori: con trentanove dipendenti, nel 1958, Bultò se ne andò sbattendo la porta e fondò la sua Bultaco.

Fu un duro colpo, dal quale tuttavia Permanyer si riprese: da noi non si sono viste le Montesa Brio 110 col forcellone oscillante, poi diventata anche 150, né la Impala Sport con quel motore 175 che avrebbe spinto tanti altri modelli da cross e trial.
Ma in Spagna queste monocilindriche due tempi hanno fatto la storia della motorizzazione e della passione.

Gli anni Sessanta e Pedro Pi

Nel ‘64, con quasi undicimila moto vendute (prima industria iberica) svetta in Montesa il personaggio Pedro Pi. Era il pilota ufficiale, bel talento, campione spagnolo di velocità e di cross, tecnicamente preparatissimo, e si dedicò al progetto del nuovo motore 250: destinato prima alla Scorpion scrambler e poi, tre anni dopo, alla Cota 247 con cui Pedro vinse pure… il campionato nazionale di trial.

Alla fine degli anni Sessanta i modelli in produzione erano una decina tra la Cappra 250 e 360, la Cota 247, le Impala 175 e 250, un paio di 175 e due scooterini 50.
Ma con i Settanta sopraggiunse il declino, e allora Montesa si concentrò su trial e sul cross mentre le esportazioni calarono anche se le soddisfazioni sportive continuarono: la Cappra non riuscì mai a vincere nel cross internazionale, ma la Cota 348, riferimento dal 1976, conquistò il titolo mondiale trial già nell’80 dopo cinque stagioni all’insegna delle Bultaco.

Negli anni Ottanta lo sconvolgimento: l’intera industria spagnola è in declino, soltanto la Montesa resiste e nel maggio 1982 conclude un primo accordo Honda: diventa importatrice Honda in Spagna e contestualmente la prima Montesa-Honda esce dalla fabbrica. Successivamente, nel 1986 Montesa acquisisce le scomparse Bultaco e Ossa, Honda entra più pesantemente con i capitali e si raggiunge il traguardo delle 25.000 moto all’anno.
Nel 1987 muore il fondatore Permanyer, quando si inaugura il nuovo stabilimento di Eslugues da dove esce la nuova Honda CB 250. Si arriverà a produrre 40.000 moto nel ’92.

Con la Honda nel futuro

Dal 2005, in sintonia con la filosofia motociclistica Honda, Montesa ha abbandonato la Cota 315 R a due tempi per tentare la strada del quattro. Non era una sfida facile, pesi e potenze sembravano giocare a sfavore, ma con la tecnologia HRC è nata la Cota 4RT: ancora una duecentocinquanta, quattro valvole ad iniezione, telaio d’alluminio leggero e Pro-Link, capace di vincere subito con Lampkin, Fujinami e Freixa.

In seguito, mentre Toni Bou dominava la scena, è arrivata la 260 nel 2013, poi dal 2015 la 300 RR e dall’anno successivo la 4Ride per il trial escursionistico. La Montesa del prossimo futuro è la novità 2020: la Cota 301RR, la moto più potente prodotta in serie, una vera moto da corsa per gli appassionati del trial.
La produzione è concentrata nelle moderne strutture di Montesa Honda a Santa Perpetua di Mogoda, vicino a Barcellona.

Tanti piloti italiani hanno corso e vinto con le Montesa. Dal primo campione italiano Mulatera a Marini, Adamoli, Bosis, Lenzi e Grattarola che si è laureato l’anno scorso campione del mondo Trial2.

Nel torneo mondiale un nome su tutti: il catalano Toni Bou, dominatore incontrastato dal 2007 con 27 titoli tra indoor e oudoor. Prima di lui Dougie Lampkin (4), Marc Colomer, Ulf Karlson, Don Smith che vinse per primo nel ’69 e senza dimenticare Laia Sanz e i suoi nove titoli nel mondiale femminile.