Moto e downhill. L’allenamento in fuoristrada serve?

Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
Una giornata a Livigno assieme ai due piloti del team Extreme, Davide Stirpe e Davide Conte, per prendere confidenza con l’offroad senza motore. E capire se e quanto aiuti nella guida della moto
  • Edoardo Licciardello
  • di Edoardo Licciardello
15 settembre 2020

Motociclismo e ciclismo sono due sport più vicini di quanto non si pensi. Non mi fraintendete: non certo nell’impegno fisico o nelle velocità. E anche nello stile di guida, tutto sommato, ci sono diversi punti di contatto ma le differenze sono abbastanza importanti - paradossalmente, è l’essere motociclisti ad aiutare ad andare forte in discesa, ve lo garantisce uno che la bici da corsa la usa, e tanto.

No, il mio discorso è relativo all’allenamento dei piloti, quelli veri. La lista dei piloti che usano la bicicletta - mountain bike o bici da corsa che sia - per allenamento è lunghissima. Dai tempi di Kevin Schwantz, che con la MTB ci lasciò un polso, durante un allenamento precampionato, e di Michael Doohan, che dopo l’incidente di Assen 1992 dovette sostituire la corsa a piedi con la bici da corsa per allenamento, le due ruote a propulsione muscolare hanno preso sempre più piede, e per molti costituiscono una base irrinunciabile per l’allenamento.

Pensate a Ben Spies, che attorno al Lago di Como in bici ci ha fatto i solchi e poi ha messo addirittura in piedi una squadra, a Ben Bostrom, che addirittura assieme al crossista Micky Dymond ha vinto la RAAM (Race Across AMerica, una mostruosità da 3.000 miglia) ma anche a Cal Crutchlow, che si allena abitualmente con Mark Cavendish, o al povero Nicky Hayden, che la sua passione per l’allenamento in bici da corsa l’ha pagato carissimo.

Insomma, la bici è diventata da tempo una componente fondamentale dell’allenamento dei piloti, sia nella velocità che nell’offroad: i benefici aerobici sono indiscutibili, e rispetto alla corsa, è sicuramente meno stressante su articolazioni e colonna vertebrale - per non dire poi quanto sia più divertente, perché le velocità sono diverse, e c’è anche una componente di tecnica di guida, soprattutto quando alla salita segue una bella discesa.

Già, la discesa. Talmente divertente, soprattutto in fuoristrada da aver fatto nascere una disciplina - il Downhill, appunto - in cui la fatica della salita è stata completamente eliminata, sfruttando gli impianti di risalita delle piste da sci inutilizzati nel periodo estivo, e definendo biciclette ormai più vicine a una enduro specialistica che non alle MTB da una costola delle quali cui sono nate: bici ormai quasi del tutto non pedalabili in salita, ma che nelle discese affrontano senza battere ciglio asperità che farebbero sudare freddo a piedi.

Un momento della nostra giornata... gli inconvenienti capitano
Un momento della nostra giornata... gli inconvenienti capitano

Ed ecco dove entriamo in gioco noi. Vi ricordate del Team Extreme, la squadra che ha vinto il titolo italiano Supersport nel 2017 con Davide Stirpe? Il nostro Carlo Baldi ve ne ha parlato spesso, fra cronache e interviste dal CIV, e io stesso ho avuto la possibilità di conoscerli da vicino quando ho avuto l’onore di provare la loro… Stirpe replica sulla base della MV Agusta F3 800.

Fra i partner del team figura infatti SITAS, società di Livigno che gestisce una delle tre Mountain Areas della località lombarda. Se ci fermiamo alle apparenze, sarebbe facile considerarli un banale sponsor, ma vista la mia esperienza con le due ruote senza motore, posso vantarmi di aver colto fin dall’inizio un punto di contatto che li mette sullo stesso piano di qualunque altro sponsor tecnico. E quando è arrivato un invito per conoscerli meglio, non me lo sono fatto chiedere due volte e mi sono sparato alla volta di Livigno…

SITAS, di chi parliamo?

Come dicevamo, SITAS S.p.A. è una delle tre Mountain Area di Livigno, su cui operano due telecabine a 8 posti (Livigno-Tagliede e Tagliede-Costaccia) e una seggiovia a 4 posti (Valandrea-Vetta) che consentono di raggiungere la cima della montagna a quota 2700. Sull’area sono stati realizzati 7 bike trails che complessivamente raggiungono quasi 20 Km di lunghezza, con livelli di difficoltà diversi che permettono quindi di far divertire principianti vede esperti, accogliendo anche famiglie - nel nostro “gruppo vacanze Extreme” c’era Nicolò, un (grintosissimo) bimbo di sette anni - che possono dividersi fra i vari percorsi seguendo gli istruttori oppure trovare facilmente un compromesso fra le varie abilità ed esigenze.

 

I percorsi di Livigno gestiti da SITAS
I percorsi di Livigno gestiti da SITAS

 

La particolarità di Livigno, e nella fattispecie dell’area gestita da SITAS, è appunto l’orientamento alla famiglia, con tracciati su cui rilassarsi in passeggiata con panorami incredibili, ma anche - sappiamo che vi interessa - il… sollievo gastronomico, con due punti ristoro: il Ristorante Tagliede, situato alla partenza della telecabina in centro al paese, specializzato nei piatti tipici locali (e anche la pizza è clamorosa, ve lo dico per esperienza personale) e il Rifugio Costaccia, situato all'arrivo della telecabina a 2360 metri, con solarium, cucina alla griglia nella terrazza esterna, parco giochi per i più piccoli e, COVID permettendo, musica dal vivo nei mesi più caldi. E ristorante al primo piano con menù gourmet.

Bici e discesa: niente paura

Ma veniamo a noi: ci attende una giornata di nuove esperienze. Come ho detto in apertura, mi alleno molto con la bici, ma la mia esperienza in fuoristrada è limitata al cross-country: percorsi piuttosto scorrevoli e ampi, con pendenze contenute, dove la componente… pedalatoria è preponderante rispetto a quella tecnica. Qui invece, dopo aver ritirato la “mia” Scott Voltage FR (ci sono due noleggi, RentVip e David’s rental, dove se non l’avete potete trovare bici e protezioni) e aver fatto conoscenza con quello che sarà il nostro istruttore, Filippo, mi scaraventano subito giù per il percorso Bike Academy (se volete trovate le mappe qui) per farci un’idea delle nostre abilità e capire… come torturarci.

Due dritte sulla posizione in sella, perché alcune cose sono intuitive, altre meno, e si riparte. I due Davide - Stirpe e Conte - recepiscono rapidamente le direttive e si ingarellano, mantenendo giusto quel minimo di prudenza richiesta dal fatto che la prossima gara del CIV è fra una settimana. Prudenza, quindi, ma non troppa, a giudicare dalle scuse che escono prontamente ad ogni sbavatura.

 

Un momento della prima discesa
Un momento della prima discesa

 

Io sono qui per raccontare la giornata, ma sinceramente non vedo perché non dovrei sfruttare l’esperienza e imparare qualcosa anch’io. Come detto, si inizia dal Bike Academy, il “percorso per principianti”. Il mio concetto di campetto da principianti è piuttosto diverso, ma pian piano mi sciolgo. Inizio a fidarmi della bici, prendo confidenza, e trovo… le risorse mentali per mettere in pratica quello che ci dice Filippo e resto sorpreso da quanto certe manovre siano efficaci.

Rigorosamente in piedi, gambe larghe (e non strette come si farebbe sulla moto, per ancorarsi al serbatoio) per lasciare spazio e modo alla bici di assorbire le asperità, posizione del corpo coerente con il baricentro, talloni bassi, spinta sui pedali, e iniziamo a divertirci davvero.

Si fa anche una discreta fatica, anche se certo non come in salita o anche solo nel cross-country, però a livello aerobico l’allenamento serve. E Filippo è bravissimo nel trovare punti di contatto con gli sport che ciascuno di noi conosce già per dare dritte sulla tecnica - d’altra parte, fa l’istruttore da quando si ha si e no l’età per guidare il motorino e si vede. Con la bici fa cose che, viste dal vivo, non ci si crede.

Inevitabilmente, con l’aumento della confidenza, del ritmo, del divertimento, arriva anche qualche scivolone nel gruppo, ma tutto senza reali conseguenze. Anche perché passiamo rapidamente a “buttarci giù” per Rollercoaster, S-Way e Lonely Planet, dove i passaggi e i fondi sono decisamente più impegnativi. E così capiamo tutti bene come mai il primo Academy fosse per principianti.

Tiriamo lungo la mattina e ci fermiamo a pranzo solo a fine giornata, quando ci manca giusto l’ultima discesa per riportare le bici in paese - così al Rifugio Costaccia ci possiamo concedere una birra e qualche piatto che, diversamente, penalizzerebbero non poco le nostre prestazioni. E così ho l’occasione di scambiare due parole con i due Davide e capire cosa ne pensano dell’esperienza.

Fermo restando che non ci sono gran punti di contatto fra la MTB e la guida di un pilota nella velocità, entrambi sono d’accordo sul fatto che sia un gran bell’esercizio aerobico, e che - potendo - sarebbe bello farlo con regolarità, perché anche la concentrazione e i riflessi ne beneficiano non poco. Certo, senza farsi prendere troppo la mano, perché poi, farsi male è un attimo.

La MTB, grande allenamento

L’ho detto fin dall’inizio, sono di parte, perché la bici la amo sia su asfalto che fuori. Mi piace la componente sportiva e “di fatica” perché, tra l’altro, mi piace moltissimo sapere che… anche quando vado più forte in rettilineo è merito mio e non (solo) del mezzo. Detto questo, un lavoro svolto su due ruote, che esso comprenda solo la discesa o sia a 360°, non può che fare bene alla pratica motociclistica.

Concentrazione, sensibilità sul grip disponibile, ma anche elasticità muscolare, propriocezione e capacità aerobica migliorano senza ombra di dubbio anche nella pratica del Downhill. E se non siete esperti, date retta: un paio di giorni affidandovi ai ragazzi di SITAS, nella bellissima cornice di Livigno, sono un ottimo sistema per iniziare, magari “sistemando” anche tutta la famiglia, fra attività e shopping. Come per lo sci (e come si dovrebbe fare con le moto) si comincia con un istruttore, facendosi spiegare cosa si fa e cosa no, perché ripeto: certe tecniche, se uno va in moto - magari in fuoristrada - sono intuitive, altre no.

Sarà peraltro sicuramente un caso ma nella gara di Imola, una decina di giorni dopo, Stirpe si è aggiudicato due podi recuperando la seconda piazza in classifica generale, a 23 punti da Bernardi alla vigilia dell’ultima gara, a Vallelunga. Insomma, se anche non servisse fisicamente, almeno allenarsi a Livigno porta fortuna…