Toninelli: «Basta con i guardrail assassini»

  • di Alfonso Rago
Il ministro dei Trasporti incontra la mamma di Elena Aubry e promette di far sua la battaglia per installare i DSM sui guardrail
  • di Alfonso Rago
17 gennaio 2019

La tenacia di Graziella Viviano, la mamma di Elena, che dal giorno della sua morte (ne abbiamo parlato qui) si è trasformata in paladina della sicurezza per i motociclisti, ha fatto breccia nei portoni della Politica: proprio a Porta Pia, dove nel 1870 fu aperta un’altra storica breccia, ha varcato la soglia del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per essere ricevuta dal titolare del dicastero, Danilo Tonelli.

Grazie anche alla mobilitazione degli ultimi giorni su Facebook, Graziella ha portato sulla scrivania del Ministro la richiesta di poter vedere installati (e finalmente!) i DSM (Dispositivi Salva Motociclisti) nei tratti più pericolosi delle strade italiane per gli utenti delle due ruote.

Accompagnata dai rappresentanti della MotorLab, l'associazione di motociclisti bolognesi che ha lanciato la campagna “Adotta un DR46“  (così si chiama il manufatto) per farne dono alle amministrazioni pubbliche, Graziella ha smosso la montagna e fatto comprendere che va superato lo stallo legislativo che impedisce di montare tali strumenti.

«Ho chiesto a Toninelli - ci ha detto Graziella appena uscita dall’incontro con il Ministro - di sbloccare la legge di attuazione della normativa europea. Leggendo il verbale dell’autopsia di mia figlia - circostanza che non auguro a nessuno - ho capito che non sono solo le buche ad uccidere le persone. Una buca ha buttato a terra Elena, ma se fosse finita su qualcosa di diverso mia figlia non sarebbe stata affettata in quel modo. Non è sufficiente lottare contro le buche e i dossi, bisogna anche fare in modo che i maledetti guardrail non diventino ghigliottine. MotorLab da anni conduce questa battaglia: raccolgono fondi per regalare all’amministrazione le protezioni che si aggiungono al guardrail già esistente, per fare in modo che i motociclisti non muoiano. Però, nonostante le regalino, l’amministrazione dice: “Non le possiamo mettere perché manca la legge di attuazione della normativa europea“. Un assurdo: ho chiesto a Toninelli di sbloccare questa situazione, perché è criminale non fare niente per risolverla».

Ora, come si legge nella dichiarazione del Ministro, c’è il suo impegno ufficiale per cambiare le cose.

Una bella giornata per tutti noi, che dobbiamo ringraziare la tenacia ed il coraggio di una donna forte.

 

Una barriera DSM installata su una curva pericolosa
Una barriera DSM installata su una curva pericolosa

La dichiarazione del Ministro Toninelli

«È assurdo morire per colpa di un guardrail che dovrebbe proteggerti. Ancora più assurdo pensare che ciò accada non per un problema di soldi, ma soltanto perché manca una norma che obblighi chi gestisce le strade a installare una protezione adatta a scooteristi e motociclisti.

Ecco perché oggi ho voluto accogliere al mio ministero ed ascoltare la testimonianza di Graziella, mamma di Elena,  giovane motociclista morta il 7 maggio sulla via Ostiense, qui a Roma. Il suo dolore si è trasformato in una battaglia civile importantissima per la sicurezza di chi viaggia, tema centrale del mio mandato. 

Ho voluto confrontarmi con Graziella e raccontarle che sta finalmente arrivando quel decreto ministeriale tanto atteso da lei e da molti cittadini. Una vecchia bozza era rimasta sepolta chissà sotto quali scartoffie. 

Ora un nuovo testo del mio dicastero, messo a punto l’ottobre scorso, è in visione all’Unione europea che potrà esprimere eventuali rilievi entro il prossimo 28 febbraio: se tutto filerà liscio come ci aspettiamo, la norma sarà presto in vigore e obbligherà i gestori delle nostre strade ad installare alla base dei guardrail i DSM nei tratti più pericolosi e con un’alta incidentalità accertata.

Proteggere chi si sposta su due ruote è una battaglia storica del Movimento 5 Stelle, iniziata in Parlamento già nella scorsa legislatura: questa norma finalmente metterà l’Italia all’avanguardia in Unione europea, perché non esiste nulla di più importante della sicurezza e della salute di chi si muove».
 

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