Viaggi, itinerari e giri in moto: Pian della Regina

In moto alla Regina delle Alpi che, in compagnia del Re di Pietra, ogni inverno si veste di ghiaccio per dare vita al fiume più lungo d’Italia
21 gennaio 2022

Eravamo già stati qui ina primavera inoltrata, ma volevamo tornarci anche in pieno inverno, questa è una delle mete amate dai motociclisti ma solo in estate, molti durante l’inverno interrompono l’assicurazione perché credono che strade e temperature sulle Alpi siano improponibili per le due ruote: poco divertimento, tanto freddo e rischi di una brutta scivolata.
Ma sarà davvero così?

In un umido e freddo sabato mattina reso ancora più angusto dalla nebbia che non lascia liberare lo sguardo verso l’infinto, decidiamo di partire con l’amico Ermanno che certo non si scoraggia per la temperatura, lui è un uomo di campagna che vive tutto l’anno all’aria aperta ai piedi delle Alpi Occidentali e si muove rigorosamente sempre in moto.

Da lì a poco è facile farsi catturare dalle vallate che offrono i trampolini di lancio verso le Alpi Cozie che si aprono verso la Francia, e noi vogliamo rapidamente toglierci da questa nebbia che rende la strada totalmente bagnata e bucare il cielo per ritrovare la luce!

Siamo diretti verso il Re e la Regina, così chiamati i due pianori in alta quota che accudiscono e abbracciano il fiume più lungo d’Italia: il Po.
Sì proprio così, vogliamo andarci con le nostre Africa Twin, è vero che in alta quota farà più freddo, ma è anche vero che la percezione del gelo con il diminuire dell’umidità si abbassa e poi il Sole potrebbe giocare da fido compagno.

Un buon abbigliamento tecnico multistrato, guanti specifici, manopole riscaldate, visiera antifog e gomme winter, montate su un mezzo dotato di tutti i massimi livelli di sicurezza in frenata e accelerazione, è quanto di meglio si possa volere con questi climi su strade ripide tortuose e gelide.

Si viaggia nella nebbia ad occhi spalancati quasi a volere traguardare oltre il muro bianco, la visiera si bagna e l'unica soluzione è alzare al massimo l’altezza de parabrezza della moto così che i flussi d’aria sormontino la calotta del casco, idea che in effetti si rivela una buona soluzione.

Finalmente siamo ai piedi delle Alpi e non appena la quota si alza di pochi metri verso Paesana la nebbia è scongiurata, finalmente si guarda all’infinito verso le guglie alpine dove primeggia il Monviso con la sua bianca vetta piramidale ed endemica di quasi 4.000 metri facilmente distinguibile, è proprio lei montagna da cui le nevi generano il fiume Po.

Il Sole scalda l’aria, la strada non è più umida, solo molta sabbietta ai bordi e l’asfalto ovviamente è freddo, le gomme invernali aiutano parecchio per il grip, ma la guida deve sempre essere prudente, anticipata e fluida.

Seguendo le indicazioni per Crissolo si giunge a un cartello che indica Ostana, merita una piccola deviazione per visitare una serie di piccoli comuni ben ristrutturati e valorizzati che si armonizzano con il territorio e rispettano pienamente questi ambienti montani, la temperatura è incredibile c’è l’inversione termica: in pianura eravamo a 2 °C qui siamo a 16 °C, io ed Ermanno siamo increduli!

L’aria è frizzante, pulita, la strada è solitaria, ci siamo solo noi e si può godere pienamente del paesaggio che merita una sosta per ammirare da un punto di vista privilegiato il Monviso e tutta la catena che lo accompagna.

Riprendiamo la strada principale verso Crissolo per salire il Pian della Regina a 1.770 metri, lì ad aspettarci altri amici e una calda polenta concia con spezzatino e salsiccia, andremo nell’unico rifugio sempre aperto sia in estate che d’inverno “La Baita della Polenta“ ( Tel. +39 0175 94907  Cell. +39 3333142936 ), storica struttura che dal 1955 ospita e rifocilla gli amanti di queste vallate.

Ci siamo, ampio parcheggio con vista da togliere il fiato e sotto di noi la voce del fiume che scrosciando tra le rocce vuole ricordarci la sua presenza, quasi per paura che essendo ancora così piccolo vicino la fonte si rischi di non vederlo.
La sig.ra Roberta ci accoglie nella sua calda locanda, c’è tutto ciò che si vorrebbe trovare in questi monti dopo un’escursione, cucina tipica e prezzi modici.

Un buon pranzetto con formaggi e salumi tipici, polenta concia con salsiccia e spezzatino e si è tutti appagati e felici.
Ancora qualche foto tra queste vette, siamo rapiti dal paesaggio, chi l’avrebbe detto, a casa eravamo affogati dalla nebbia, sicuramente poco ispirati a salire in sella, ma ora qui è tutto diverso, meritava davvero rimettersi in moto…. sempre!

Scendiamo verso valle, invece che passare da Rifreddo come all’andata, deviamo verso Barge e Cavour, cittadina tipica conosciuta per la feste delle mele che si svolge ogni novembre, qui ci sentiamo a casa, sono le zone che si percorrono in notturna durante l’HAT, tanti bei ricordi!
Verso casa torna la nebbia, Ermanno devia verso le sue campagne di Cumiana, e io proseguo direzione Torino sud, che giornata!

In moto non eravamo gli unici, diversi i mezzi incrociati, tutti con la voglia di fuggire dalle tante privazioni, in conclusione merita davvero mettere la moto in letargo durante l’inverno?

Secondo noi no! Meno traffico, strade solitarie e se ben attrezzati con abbigliamento e pneumatici adatti, con una guida turistica e fluida su un mezzo sicuro, ci si può divertire e assaporare anche in inverno luoghi remoti e dopo pochi chilometri tornare a respirare.

Prudentemente è bene prima di partire verificare meteo e apertura passi alpini che solitamente sopra a certe quote possono subire chiusure stagionali, nel nostro caso la SP 26 in inverno è aperta fino al Pian della Regina e sbarrata dopo il rifugio, per poi al disgelo riaprire fino al Pian del Re, in estate se troppo invasa dalle auto viene bloccata concedendo la risalita tramite navette.

La moto è sempre un toccasana per il corpo e la mente in ogni stagione, tutto dipende dalla nostra voglia di andare oltre, l’importante è sempre viaggiare in sicurezza per noi, chi si trasporta e anche gli altri utenti della strada e fuori strada.

Buon viaggio… anche d’inverno!!!!
Fabrizio Gillone

Argomenti